Sicilia al centro di equilibri instabili

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di Salvo Barbagallo

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Bernardo Valli scriveva giorni addietro sul quotidiano “La Repubblica”: “Nell’area del Mediterraneo traboccano i conflitti incrociati in corso nelle contrade musulmane. Avevamo l’impressione di vivere in una retrovia vulnerabile e adesso le sempre più frequenti esplosioni di terrorismo ci fanno sentire più vicini al campo di battaglia. Al dramma dei profughi si aggiungono le fiammate di guerre, guerriglie, terrorismi che lacerano il Medio Oriente, dove cambiano le frontiere, e lambiscono paesi sull’altra sponda del Mediterraneo, dove feriscono la Tunisia e travolgono la Libia. Di quei conflitti non si tracciano facilmente i contorni e non si identificano amici e nemici, perché gli schieramenti cambiano secondo i luoghi di scontro. Se non lo esamini con la lente di ingrandimento dell’esperto, e senza il rispetto dovuto a una tragedia umana, hai l’impressione che alle porte dell’Europa sia in corso una mischia micidiale. E che nell’area del Mediterraneo se ne riversino i rigurgiti”.

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La Sicilia, (ma potremmo anche sbagliarci, coi i tempi che corrono…) la Sicilia si trova nel bel mezzo dell’area del Mediterraneo, e pur tuttavia di quanto accade già a  non molte miglia di distanza, cioè nell’altra sponda dell’ex Mare Nostrum,  i riflessi negativi li avverte soltanto a causa dell’ininterrotto flusso di fuggitivi che cercano di sottrarsi a un destino feroce imbarcandosi su scafi fatiscenti sperando di raggiungere le coste della nostra isola. Pesante è il consuntivo delle vittime di questi viaggi della speranza, vittime che vengono ricordate solo con le somme matematiche in registri che presto vengono archiviati.

La Sicilia “Isola felice” che non dovrebbe lamentarsi di nulla, neanche del malgoverno della collettività: non c’è guerra (almeno fino ad ora…); il terrorismo appare talmente lontano che in questo territorio non è riuscito ad acquistare credibilità; gli scandali non scandalizzano nessuno perché se ne sono verificati tanti nel corso dei decenni, che non fanno cronaca se non per qualche giorno sulle pagine dei giornali; anche la mafia, così come l’antimafia hanno perso credibilità, e viene avvertita come male incurabile; il mercato della droga prolifera e viene sottovalutato il costante e assiduo lavoro delle forze dell’ordine che tentano di debellarlo; i processi contro personaggi di spicco (e di minore rilievo) si allungano talmente che perdono d’interesse; la politica, i politici, i politicanti e i governanti fanno quel che vogliono nell’indifferenza generale (quantomeno nell’indifferenza o nel rifiuto del cinquanta per cento dei cittadini aventi diritto al voto che preferiscono disertare le urne).

E parliamo solo della Sicilia perché la Sicilia conosciamo a fondo: quanto accade al di là dello Stretto di Messina, nel “Continente”, cioè in Italia, dai Siciliani viene subìto. Sempre con la solita indifferenza.

Come riuscire, poi,  ad analizzare ciò che accade altrove, anche se si trova a non molte miglia di distanza da questa Isola, anche se gli avvenimenti che stanno caratterizzando i Paesi dell’area del Mediterraneo avranno (e già hanno) ricadute sulla vita della nostra collettività? Come far comprendere agli stessi Siciliani la “centralità” della Sicilia, a quei Siciliani che hanno dato delega del loro destino a insignificanti personaggi che sono riusciti a trarne beneficio da quella delega in bianco?

Obama fa accordi con l’Iran sul nucleare? E la Sicilia cosa ha a che farci? Nulla, se non ci fossero le basi militari USA nell’Isola. In Sicilia c’è Sigonella fortemente armata e con i droni Global Hakws; c’è il MUOS di Niscemi, c’è la base dei sottomarini nucleari ad Augusta e diverse altre installazioni sparse un po’ ovunque.

I potenti stanno giocando la loro “guerra” alimentando i conflitti locali, promuovendo equilibri instabili che offrono grandi potenzialità d’influenza. Ma la Sicilia cosa ha a che farci? Per adesso (forse) niente, quel che sta accadendo “fuori” in un (immediato?) domani (è solo questione di tempo) si riverserà anche in questa “Isola felice”. Dove (apparentemente) non accade mai nulla di (veramente) rilevante…

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